sabato 9 aprile 2011

Agricoltura e città


di Cristina Nogara

“L’agricoltura urbana sta vivendo un boom e viene praticata da ottocento milioni di persone in tutto il mondo”. Questa frase tratta dal libro di John Thackara In the Bubble, offre uno spunto di riflessione sulla portata di un fenomeno ricco di potenzialità per il futuro delle città. L’agricoltura urbana, infatti, oltre ad essere motivo di aggregazione sociale o utile e piacevole passatempo, può assumere funzioni importanti.

Thackara scrive: “fino al quaranta per cento dell’impronta ecologica di una città moderna è riconducibile ai suoi sistemi alimentari, ossia al trasporto, all’imballo, al deposito, alla preparazione e allo smaltimento di ciò che mangiamo.”
Il sistema agricolo urbano potrebbe infatti rispondere alle esigenze di approvvigionamento alimentare a chilometro zero, instaurando così un circolo virtuoso ed ecocompatibile.
Con questo intento nasce Skyland, progetto di vertical farm a impatto zero di ENEA per l’Expo di Milano, che offre la visione di un possibile scenario della città del futuro, tema proposto con interessanti spunti anche da Genitronsviluppo.
Lo sviluppo basato sull’integrazione e sull’autosufficienza produttiva era già per Peter Kropotkin, alla fine del XIX secolo, un concetto imprescindibile e in questa chiave di lettura l’agricoltura non può essere tralasciata, non solo, “il suo modello ciclico di funzionamento va preso ad esempio dalle altre discipline economiche.”
(vedi la tesi di laurea di Emanuele Bobbio)


IN THE BUBBLE. DESIGN PER UN FUTURO SOSTENIBILE




La premessa di questo libro è semplice: se siamo in grado di progettare modi per renderci la vita difficile, possiamo progettarne altri per risolvere i nostri problemi. L’impatto ambientale dei prodotti, dei servizi e delle infrastrutture che ci circondano si determina, fino all’ottanta per cento, in fase di progetto. Le scelte operate in questa fase modellano i processi che sono alla base dei prodotti che usiamo, dei materiali e dell’energia necessari a realizzarli, delle diverse modalità del loro utilizzo quotidiano e di ciò che accade loro nel momento in cui non ci servono più. Oggi sono numerosi i progettisti che, con forza, si impegnano nel creare servizi e infrastrutture molto meno dannosi per la biosfera di quelli attualmente in uso. Il libro presenta una ricca rassegna di questi esempi, spesso illuminanti.

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